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Turchia,
i telefonini in moschea |
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Ankara
- Si è aperta una rilevante diatriba, in Turchia, sulla tutela del
diritto di mantenere accesi i telefoni cellulari anche nelle moschee.
Gli strenui appelli posti all'ingresso dei luoghi sacri, infatti,
non sembrano essere serviti ad arginare il disturbo di trilli e
suonerie mono e poli-foniche durante le funzioni religiose, tanto
che gli imam sembrano pronti a dichiarare guerra al telefonino.
Ad onor del vero in ogni luogo sacro, a prescindere dalla confessione
religiosa, le sonorità di un telefonino possono arrecare notevole
disturbo al raccoglimento dei fedeli. In Turchia sono molti gli
imam che hanno adottato la soluzione dei GSM blocker, phone-jammer
a tutti gli effetti, per impedire ai cellulari di squillare. Nella
moschea più importante della città di Adapazari sono stati "investiti"
circa 350 euro in questa soluzione.
Ma non tutti i fedeli sono d'accordo. Alcuni si sono infatti appellati
alla Costituzione, che garantisce il diritto alla comunicazione,
per contrastare le iniziative proibizioniste dei religiosi.
L'imam Ahmet Kobal non arretra e spiega con semplicità i motivi
della sua scelta di bloccare la copertura del segnale GSM: "Durante
i momenti di preghiera è veramente fastidioso sentire squillare
suonerie con musiche di Mozart o brani di danza del ventre: fa perdere
la concentrazione".
La visione degli imam non trova però appoggi presso l'ufficio pubblico
per le Telecomunicazioni, che ha scritto al Direttorato per gli
Affari Religiosi segnalando che tali iniziative violano l'articolo
22 della Costituzione turca, che sancisce appunto la libertà di
comunicazione, invitando anzi tutte le moschee a eliminare i jammer.
13 aprile 2007 |
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Germania:
lecito bloccare i telefonini |
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Un
controverso aggiornamento alle leggi sulle telecomunicazioni viene
portato avanti in questi giorni dal Governo tedesco, con un provvedimento
che per la prima volta renderebbe legali in Germania i mobile phone
jammer , apparecchi studiati per impedire in ambienti circoscritti
l'uso del telefonino.
Stando a quanto riportato dal servizio di informazione di Heise
Online , l'idea è prima di tutto quella di schermare le prigioni.
Fonti governative affermano infatti che sono molti i galeotti che,
grazie a cellulari spacciati sottobanco all'interno delle carceri,
riescono a mantenere attive le connessioni criminose con l'esterno.
Un fenomeno, peraltro, di cui si è parlato in molte occasioni anche
in Italia. A detta delle autorità si sono rivelati peraltro infruttuosi
i tentativi di individuare i cellulari attivi nelle carceri, già
condotti in passato dalla polizia penitenziaria.
Ma non ci si vuole fermare alle prigioni. Il progetto governativo
prevede infatti che sistemi di jamming possano essere impiegati
anche in altri ambiti, e viene fatto l'esempio di stadi o di luoghi
dove si diano appuntamento un altissimo numero di persone: in questo
caso la schermatura sarebbe giustificata da ragioni di sicurezza.
Va detto che nella maggiorparte dei paesi occidentali i jammer sono
esplicitamente vietati per molte diverse ragioni. Si va dalla necessità
di garantire la copertura delle chiamate di emergenza sino al disturbo
che questi apparecchi possono provocare ad altri servizi veicolati
su frequenze adiacenti a quelle bloccate.
A dirsi contraria, però, è proprio l'industria della telefonia.
Bitkom ad esempio critica la proposta sul piano tecnologico:
gli esperti ritengono infatti che per coprire l'area di uno stadio
ci vorrebbe una tale potenza che i jammer finirebbero per impedire
telefonate anche al di fuori di quelle aree, e porterebbero anche
ad una sostanziale instabilità delle reti.
The Register osserva che proprio in questi giorni le autorità australiane
hanno bocciato la proposta di installare phone jammer nelle prigioni
di massima sicurezza perché a loro parere bloccherebbero anche conversazioni
del tutto legittime.
A godere invece dei phone jammer da qualche tempo è un nugolo di
sale cinematografiche neozelandesi nelle quali sono stati installati
a titolo sperimentale, per "far fuori" chi disturba. Una misura
già proposta anche negli Stati Uniti e con molte limitazioni approvata
in Francia.
26 Maggio 2006 |
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Phone
Jamming in prigione |
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Sidney,
Australia - Nelle carceri australiane, come in quelle di
mezzo mondo, cresce il problema rappresentato dalle comunicazioni
non monitorate di alcuni detenuti considerati particolarmente pericolosi,
come terroristi o membri della criminalità organizzata. Una soluzione
potrebbe essere individuata nell'applicazione di dispositivi di
phone jamming, capaci cioè di bloccare le comunicazioni
dei telefoni cellulari.
A parlarne è stato il ministro della Giustizia del Nuovo Galles
del Sud, John Hatzistergos, secondo cui il governo federale australiano
deve immediatamente agire per attivare le più sofisticate tecnologie
di jamming e mettere un freno ad una pratica che rappresenta a suo
dire un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.
Secondo Hatzistergos il governo federale "ha preso importanti provvedimenti
per la difesa contro il terrorismo ma sta lasciando che crescano
senza controllo i problemi causati da detenuti terroristi. Se il
primo ministro si aspetta che gli stati sorveglino i detenuti con
velleità terroristiche allora ci deve dare gli strumenti necessari
a mantenere la comunità nella massima sicurezza".
L'appello-denuncia del Ministro viene giustificato dallo stesso
come una reazione alla diffusione di telefonini dalle dimensioni
sempre più minute, che possono essere più facilmente nascosti e
girare all'interno delle carceri senza che la polizia penitenziaria
ne sia a conoscenza. Ciò può significare consentire un canale di
comunicazione con l'esterno che potrebbe risolversi, secondo il
Ministro australiano, in gravi conseguenze per il paese. La proposta
è dunque quella di installare tecnologie di jamming all'interno
delle carceri di Victoria e del Nuovo Galles del Sud. "Spero - ha
concluso Hatzistergos - che non si aspetti una qualche terribile
tragedia prima che il Governo si svegli su questo punto".
22 Febbraio 2005 |
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