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Intercettazioni
 
L'intercettazione nel diritto processuale penale italiano è un mezzo di ricerca della prova tipico, in quanto previsto e disciplinato dall'art. 266 e seguenti del codice di procedura penale.

« 1. L’intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche e di altre forme di telecomunicazione è consentita (226 coord.) nei procedimenti relativi ai seguenti reati:
a) delitti non colposi per i quali è prevista la pena dell’ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’art. 4;
b) delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni determinata a norma dell’art. 4;
c) delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope;
d) delitti concernenti le armi e le sostanze esplosive;
e) delitti di contrabbando;
f) reati di ingiuria (594 c.p.), minaccia (612 c.p.), molestia o disturbo alle persone (660 c.p.) col mezzo del telefono.
f-bis) delitti previsti dall’articolo 600-ter, terzo comma, del codice penale.
2. Negli stessi casi è consentita l’intercettazione di comunicazioni tra presenti. Tuttavia, qualora queste avvengano nei luoghi indicati dall’art. 614 c.p., l’intercettazione è consentita solo se vi è fondato motivo di ritenere che ivi si stia svolgendo l’attività criminosa. »

Codice di Procedura Penale

 
Approvato il disegno di Legge del Governo
 
Via libera del Consiglio dei ministri riunito questa mattina al disegno di legge sulle intercettazioni. Il provvedimento, approvato all’unanimità, vieta le intercettazioni per reati, le cui pene sono inferiori a 10 anni. È inoltre prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione e le intercettazioni da parte della magistratura non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto.
Durante la conferenza stampa che si è svolta al termine del Cdm a palazzo Chigi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano ha spiegato la ratio del disegno di legge: “Il sistema delle intercettazioni era degenerato e il nostro provvedimento risponde a quanto prevede la Costituzione italiana all’articolo 15 e ha piena copertura europea in merito alla Convenzione dei diritti dell’uomo”.
Poi il Guardagilli è entrato nel merito spiegando alcune tecnicalità del ddl che ora passa all’esame del Parlamento – da cui lo stesso Alfano ha detto di aspettarsi contributi migliorativi – : “Le intercettazioni sono inutilizzabili se attinte in riferimento ad un processo nel corso di un altro processo. E saranno applicabili solo per il futuro e non per i procedimenti in corso. Quindi – ha detto perentorio il ministro della Giustizia - non c’è nessuna retroattività”. E ancora: “Le intercettazioni saranno sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo, per quelli che prevedono l’ergastolo e per tutti i reati di grande allarme sociale”. Quindi rispondendo al leader dell’opposizione, Walter Veltroni, che riteneva le intercettazioni non fossero una priorità del Paese, Alfano ha spiegato: “Infatti sulle priorità, come la sicurezza, i rifiuti e le tasche dei cittadini siamo già intervenuti anche per decreto. Questo disegno di legge è coerente con quanto detto in campagna elettorale e con quanto previsto dal programma del Pdl e poi – ha aggiunto il Guardasigilli - si ispira alla filosofia del ddl Mastella pur non prevedendo le stesse sanzioni”.
Ma Alfano – proseguendo nella sua ottica di buoni rapporti con la magistratura ha anche spiegato che le toghe non devono avere paura di questo disegno di legge. “Perché non devono lavorare solo con le cuffie…”. Alfano ha detto durante la conferenza stampa “Enfatizzando il ruolo eccessivo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Che invece gode di mezzi ampi nel codice: non hanno bisogno della cuffia alle orecchie. Si possono servire di tutti gli elementi del codice. E i cittadini avranno la bella conseguenza che avranno tutelata la loro sicurezza e la loro privacy”. Infine nel ddl sono previste pene da 1 a 3 anni per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni.

Panorama - 13 Giugno 2008
 
Permessi ascolti solo per reati che hanno il massimo della pena
dai dieci anni in su e per quelli contro la PA
 
ROMA - Via libera al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri approvando il ddl all'ordine del giorno «all'unanimità e in un clima di grande concordia».

I CONTENUTI - Confermate le linee del provvedimento. Sono vietate le intercettazioni per reati le cui pene sono inferiori a 10 anni. È prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Non solo. Le intercettazioni saranno sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo e per tutti i reati di grande allarme sociale. In generale, non potranno però durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto. Resta anche la previsione del carcere da uno a tre anni, commutabili in una sanzione, per chi pubblica conversazioni coperte da segreto e cinque anni per i pubblici ufficiali che le diffondono. Secondo la nuova normativa, inoltre, le intercettazioni telefoniche autorizzate per un'indagine non saranno utilizzabili in un procedimento diverso.

BERLUSCONI - Silvio Berlusconi, secondo quanto racconta un ministro presente al Cdm, ha difeso il provvedimento licenziato dal governo e, rivolto ai ministri, ha ricordato: «Durante la mia campagna elettorale, ho girato piazze piene di gente e di entusiasmo. E vi assicuro che ogni volta che ho parlato di limitare il sistema delle intercettazioni, la gente mi ha applaudito moltissimo. È un provvedimento che gli italiani vogliono».

ALFANO - «Questo provvedimento risponde esattamente al dettato della Costituzione sulla tutela della riservatezza - ha affermato in conferenza stampa il ministro della Giustizia, Angelino Alfano -. La nostra scelta è inoltre coerente con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo». «Il sistema delle intercettazioni era degenerato - ha spiegato Alfano - perché la privacy delle persone è stata violata troppe volte. Il testo approvato è molto equilibrato e coniuga il diritto del cittadino a vedere assicurata la privacy e l'esigenza dell'ordinamento statuale che deve contrastare i crimini». Il ministro ha poi negato che questo provvedimento possa indebolire gli strumenti di indagine: «Enfatizzando il ruolo eccessivo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Che gode di mezzi ampi nel codice: non hanno bisogno della cuffia alle orecchie. E i cittadini avranno la bella conseguenza che avranno tutelata la loro sicurezza e la loro privacy».

Corriere della Sera - 13 giugno 2008
 
 
 
 
 


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